La vulvodinia è una condizione medica caratterizzata da dolore pelvico cronico, localizzato in particolare nella zona vulvare da 3 a 6 mesi.
Sebbene sia un disturbo che interessa circa il 12-15% della popolazione femminile, la vulvodinia può restare non diagnostica per anni, per via di sintomi che riguardano un ampio spettro di patologie e per le cause poco note, tutt’oggi oggetto di studio.
Spesso viene sottovalutata, benché incida in modo significativo sulla qualità della vita delle donne che ne soffrono.
Proprio per questo, nel 2022 è stata inserita nell’elenco delle patologie invalidanti, rendendo accessibili anche tramite SSN (Servizio Sanitario Nazionale) gli esami per diagnosticarla.
Le cause della vulvodinia
Le cause della vulvodinia sono ancora oggetto di studi, poiché spesso il disturbo ha origine diversa da paziente a paziente.
Nonostante ciò, grazie alla ricerca medica costante, sono stati individuati alcuni fattori comuni:
- fattori infiammatori;
- infezioni ripetute;
- traumi o interventi chirurgici precedenti nella zona genitale;
- fattori psicologici, come ansia e stress.
Inoltre, dagli studi è emerso che la vulvodinia non è causata da infezioni sessualmente trasmissibili, né da lesioni evidenti dei tessuti.
I sintomi della vulvodinia
Come per le cause, anche i sintomi della vulvodinia possono variare da persona a persona. Tuttavia, tra quelli ricorrenti troviamo:
- dolore pelvico cronico o dolore costante alla vulva;
- dolore ascritto a situazioni specifiche, come durante la penetrazione o mentre ci si siede;
- gonfiore e ipersensibilità alla zona vulvare;
- cambiamenti nell’aspetto della vulva.
Questi sintomi possono influenzare la vita quotidiana di una persona, non solo per via del dolore a volte invalidante, ma anche per le difficoltà relazionali e i problemi di autostima che causano.
Trattamento della vulvodinia e terapie
Il trattamento della vulvodinia è spesso multidisciplinare e personalizzato, proprio per via delle cause che interessano più fattori appartenenti a discipline mediche diverse. Le opzioni terapeutiche principali includono:
- terapie farmacologiche, come analgesici e anticonvalescenti, che possono aiutare a gestire il dolore
- terapie fisiche, come la fisioterapia pelvica, possono essere utili per migliorare la funzionalità del pavimento pelvico e ridurre la tensione muscolare nella zona
- terapia psicologica, utile in particolare per gestire le complicanze psicosessuali causate dal dolore cronico.
L’approccio olistico è quindi fondamentale per ottimizzare il controllo del dolore, ridurre al minimo le complicanze e migliorare la qualità della vita della paziente.
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